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Ammaraggio forzato

L'emergenza ... nell'emergenza

 

Introduzione

Subire una piantata di motore sull'acqua può essere a buona ragione considerato un tipico incubo del pilota, magari nella notte agitata che segue qualche "hangar party" in cui si è "modestamente" ecceduto con le libagioni! Fino a qualche anno fa l'ipotesi di dover andare veramente incontro ad una simile situazione con un ultraleggero poteva apparire assolutamente remota. Anche chi volava abitualmente vicino alle coste marine o lacustri, difficilmente si azzardava a fare uscire dal proprio "cono di sicurezza" almeno un tratto di spiaggia libero e poco accidentato. Con il galoppante miglioramento delle prestazioni e della (almeno presupposta) affidabilità dei contemporanei "ultraleggeri evoluti" i piloti si possono oggi sentire per varie ragioni spinti ad affrontare il sorvolo di zone di mare aperto, in cui, nonostante il guadagno di quota, detto "cono di sicurezza" può non contenere altro che ... acqua anche per periodi relativamente prolungati. Non è ormai raro sapere di singoli piloti, od addirittura "raids" organizzati che senza batter ciglio fanno rotta attraverso lo Stretto di Messina, o verso l'Isola d'Elba, per non parlare della Sardegna! Sulle riviste specializzate si leggono poi sempre più spesso relazioni di trasvolate addirittura trans-oceaniche. A questo punto l'ammaraggio di emergenza non può che diventare una possibilità sempre meno "improbabile" per l'ultraleggerista evoluto che si accinge ad affrontare questo tipo di missioni.

In aviazione generale il "ditching" costituisce da sempre un'evenienza da tenere ben in considerazione, almeno fin dai tempi in cui Bleriot ed altri si cimentavano nelle prime attraversate della Manica (vedi foto). Sulla manualistica sono presenti numerose ed approfondite fonti cui attingere per conoscere le "linee guida" di questa emergenza ... nell'emergenza.   Tutto è ovviamente riferito a velivoli tipici dell'aviazione generale, infatti non esiste materialmente l'esperienza per sapere come possano reagire mezzi dichiaratamente "più leggeri" alle violente sollecitazioni che comporta il contatto con l'acqua. A parte gli effetti, anche nella limitazione del rischio di queste situazioni, risulta difficile pensare come a bordo di un ultraleggero si possa disporre di tutti quegli indipensabili dispositivi di sicurezza. In particolare, una zattera gonfiabile, che pur compattata pesa comunque un minimo di quindici chili, trova ben difficile sistemazione nelle piuttosto anguste cabine dei nostri mezzi.

Viene qui riportato, tradotto in italiano, un contributo di Thomas A. Horne, comparso nel Luglio 1999 sulla rivista "AOPA Pilot" dal titolo "Posare le ali sull'acqua". Si tratta ovviamente di una lezione realizzata pensando agli aerei ed ai piloti dell'aviazione generale. Sarà compito del nostro lettore cercare di estrapolare ed adattare i concetti alle caratteristiche strutturali, di volo e di pilotaggio dei mezzi ultraleggeri.

Chiude la sezione un breve elenco di "links", dove è possibile approfondire le nozioni in merito, se ritenuto interessante.

Sequenza degli effetti di un ammaraggio forzato su un tipico monomotore dell'A.G.

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1908 - Hubert Latham con il suo "Antoinette" termina prima del previsto il tentativo di emulare Bleriot nella traversata della Manica

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