L’ammaraggio di emergenza

"Posare le ali sull'acqua"

di Thomas A. Horne

da "AOPA Pilot" Luglio 1999

 

L';ammaraggio di emergenza con velivoli convenzionali è un argomento raramente trattato sui libri o nei corsi di pilotaggio. Questo costituisce una reale carenza, poiché tutti i piloti dovrebbero conoscere le procedure di ammaraggio. Forse il problema è che l'ammaraggio (talora definito con il meno preoccupante sinonimo di "atterraggio sull'acqua") viene considerato un'ipotesi verosimile solo nei voli trans-oceanici. Questo è sbagliato: una piantata di motore od un altro grave problema all'aereo può manifestarsi sorvolando un lago, un fiume, una baia, un fiordo, con la stessa frequenza con cui può avvenire sulla terraferma. In situazioni in cui un atterraggio forzato in una zona impervia potrebbe avere dei risultati imprevedibili, ammarare su un lago vicino od un altro specchio d'acqua nelle vicinanze potrebbe costituire una scelta più favorevole. Pertanto, sapere come affrontare un ammaraggio merita la stessa attenzione del padroneggiare un eventuale atterraggio forzato su terra. Il fatto che per l'ammaraggio non ci si possa ovviamente allenare così come si fa per un'emergenza classica, rende il tutto ancora più importante. Inoltre, essere in grado di affrontare correttamente un ammaraggio, comporta la comprensione di alcune regole particolari.

 

Equipaggiamento

Essere pronti per un ammaraggio significa disporre dell'equipaggiamento necessario. I giubbotti salvagente per ogni passeggero sono indispensabili e devono essere indossati - sgonfi - prima dell'imbarco su qualsiasi volo che comporti un significativo sorvolo di superfici d'acqua. Un'altra necessità è una zattera gonfiabile di alta qualità in grado di ospitare tutti i passeggeri. Se si intende sorvolare mari o laghi molto freddi bisognerebbe considerare seriamente l'ipotesi di indossare una muta. Alcune di queste mute sono realizzate in neoprene ed, eccetto per la minore aderenza, somigliano alle mute utilizzate dai sub. Altre sono più comode, ma devono essere indossate con il giubbotto per il galleggiamento.

Le mute possono essere scomode ed ingombranti da indossare in un aeroplano, ma possono significare la differenza tra la vita e la morte una volta che si è a mollo nell'acqua fredda, dove l'ipotermia costituisce la maggiore minaccia per la sopravvivenza. Se si indossa la muta e si riesce a salire sulla zattera, il rischio di andare incontro all'ipotermia risulta notevolmente ridotto.

Le segnalazioni di emergenza costituiscono un altro elemento importante. Per i soccorritori è difficile individuare dei naufraghi in ampie superfici d'acqua, specie se di notte, od in presenza di moto ondoso accentuato. Specchi per segnalazione, pistole lanciarazzi, marcatori colorati (anche detti fluoresceina), indicatori in plastica galleggiante, luci stroboscopiche portatili od altre lampade potenti, oltre ad una radio palmare completa di GPS non potranno che aumentare le possibilità di essere individuati.

Un altro componente di vitale importanza è un apparecchio ELT portatile, preferibilmente del tipo operante sui 406 MHz. Questi costano di più degli apparecchi ELT standard che trasmettono sulla 121.5 MHz, ma sono maggiormente affidabili e forniscono maggiori informazioni agli eventuali soccorritori.

Una mini-picozza ed un coltello possono anche tornare utili. Con la picozza si possono rompere i vetri o forzare una porta eventualmente bloccata e che impedisce la via di fuga. Il coltello è utile per liberarsi da qualsiasi impedimento. Vi sono anche degli strumenti da taglio idonei per districarsi da cinture di sicurezza troppo serrate od aggrovigliate.

Per inciso, siete capaci ad utilizzare tutta questa roba, vero?

 

Prepararsi all'ammaraggio

OK, supponiamo che il vostro motore abbia piantato e siate forzatamente destinati ad un ammaraggio. Si spera che foste in volo alla maggiore quota praticabile, il che significa avere più tempo per i preparativi mentre si plana verso l'acqua.

Una volta stabilizzata la velocità di planata ed aver eseguito i necessari controlli per la piantata di motore, è ora di fare una chiamata radio. Spiegate cosa sta accadendo (non dimenticate di dire che vi poserete sull'acqua, questo vi garantirà un più rapido intervento dei soccorsi) e date la vostra posizione. Per questo è ottimale comunicare le coordinate geografiche eventualmente fornite dal GPS.

Durante la discesa, assicurate ogni oggetto libero (in effetti questo andrebbe fatto prima di qualsiasi volo). Ovviamente tutti abbiamo già i giubbotti addosso. Se si indossa la muta, infilarsela completamente. In effetti questi indumenti, specie se di vecchio tipo, sono talmente caldi ed ingombranti, che spesso li si indossa solo fino alla vita, per facilitare i movimenti del tronco e delle braccia. Con la pratica si imparerà ad infilarsi la muta molto velocemente, se dovesse manifestarsi la necessità. I modelli più moderni di muta possono essere indossati completamente, garantendo una sufficiente comodità.

Quindi assicurarsi di avere con se tutti i sistemi di segnalazione e la radio portatile. I giubbotti da pescatore sono ideali per questo, poiché sono dotati di molte tasche. Infilate la radio nella apposita busta stagna.

La zattera gonfiabile dovrebbe sempre essere in un punto facilmente raggiungibile. Se non lo è, andatela a prendere ed avvicinatela. Non gonfiate alcun giubbotto - o la zattera - finché non siete nell'acqua. Se mai la zattera si gonfiasse in cabina non sareste più in grado di controllare l'aereo od uscirne. Se mai la zattera dovesse gonfiarsi accidentalmente in cabina, l'unica possibilità sarà quella di squarciarla con il coltello.

Se avete un cuscino od una borsa soffice, come ad esempio un sacco a pelo, tenetelo a portata di mano e mettetevelo davanti al volto prima del contatto per prevenire eventuali lesioni al capo.

Se si sta volando su un aereo con carrello retrattile, assicurarsi che il carrello rimanga retratto durante l'ammaraggio. Questa è una teoria. Un'altra dice invece che è meglio ammarare con il carrello esteso. I fautori di questa seconda ipotesi affermano che il carrello esteso impedisce all'aereo di rimbalzare sull'acqua ed andare incontro ad un violento impatto secondario.

Mantenete il contatto radio durante la discesa e continuate a ripetere la vostra posizione. Se non l'avete ancora fatto, riferite il numero di passeggeri a bordo. Infine, assicuratevi che tutti i passeggeri siano pronti per affrontare l'ammaraggio. Assicuratevi che la vostra cintura sia agganciata stretta, lo stesso per le cinture dei passeggeri. Rassicurateli sul fatto che i soccorsi interverranno al più presto.

Mentre fate tutto questo, cercate di mantenere la calma e preparatevi per il contatto.

 

Scelta del punto di contatto

Il luogo del contatto può avere un'enorme influenza sull'esito dell'ammaraggio. Se ci si posa su un lago, cercare in ogni modo di farlo il più vicino possibile alla riva. Se c'è una spiaggia od una secca, cercare di raggiungerla. Se si è fortunati, si potrà semplicemente scendere e raggiungere la riva, una volta che l'aereo si è fermato.

Il vento e le onde costituiscono il pericolo maggiore per il pilota che deve affrontare un'emergenza in mare aperto od su di un grande lago. Ovviamente, più il vento forte e più alte sono le onde ed i frangenti, maggiori sono i rischi.

Se il vento di superficie è moderato (diciamo inferiore ai 25 Km/h) la regola principale è di toccare con una traiettoria parallela a quella dell'onda principale. In condizioni di vento più forte, si raccomanda di stringere il vento e provare a toccare il più possibile parallelo all'onda principale. Questo può voler dire scendere con una prua che sta fra la direzione del vento e l'allineamento dell'onda principale o secondaria.

Comunque lo si faccia, seguire queste regole fondamentali:

Non toccare con una traiettoria perpendicolare all'onda. Mai. L'effetto sarebbe simile a quello di andare a sbattere contro un muro. L'onda spezzerebbe l'aeroplano, quindi lo sommergerebbe.

Cercare di toccare sulla cresta o sul versante posteriore dell'onda. Ammarando sulla cresta, il frangente non si romperà sull'aeroplano, che invece seguirà lo spostamento dell'onda stessa, dando più tempo per uscire. Toccando sul versante posteriore dell'onda, si eviterà di essere colpiti dal frangente di quella successiva.

Per coloro i quali non sono abituati a sorvolare le onde a bassa quota, ossia la maggioranza di noi, è essenziale saper determinare la direzione e la velocità del vento e delle onde. Il modo migliore è quello di osservare le increspature ed i pennacchi di schiuma - se sono presenti - sulla superficie. Le increspature dovute al vento si presentano come strisce di bolle o schiuma e si spostano sopra- e sottovento. La schiuma dei pennacchi cade in avanti seguendo in vento, ma viene presto scavalcata dall'onda che ricade sulla sua base. Ciò può creare l'impressione che la schiuma si sposti all'indietro, facendo ingannevolmente pensare al pilota che il vento provenga dalla parte opposta.

Non avendo una grande esperienza di sorvolo dell'acqua a bassa quota, è difficile determinare i movimenti delle onde e del vento da molte migliaia di metri di altezza. Dall'alto, il mare od il lago possono sembrare uniformi e calmi. Ma a bassa quota bisogna essere in grado di interpretare la superficie abbastanza velocemente, quindi portarsi alla prua ed al punto di contatto migliore possibile.

Con la prospettiva di un ammaraggio notturno od in condizioni meteorologiche strumentali, bene, se volate con un monomotore solo la fortuna può assistervi! Per questa ragione molti piloti non considerano neanche la possibilità di sorvolare superfici d'acqua di notte od in condizioni strumentali con qualcosa di diverso che un plurimotore. A meno che ci sia la luna piena, risulta estremamente difficile vedere le onde, discernere la superficie dell'acqua o qualsiasi altra cosa.

 

Contatto con l'acqua

All'approssimarsi dell'acqua, aprite le porte della cabina e cercate di interporre nell'aperura qualsiasi cosa abbiate sottomano. Questo potrà prevenire che le porte rimangano bloccate chiuse dopo l'impatto.

Assumete la traiettoria di ammaraggio prescelta e guardate la superficie dell'acqua davanti a voi. Prendete una decisione definitiva sul punto di contatto (tenendo presente che la vostra "corsa d'ammaraggio" sarà al massimo di poche decine di metri), quindi rallentate la velocità dell'aeroplano e diminuite il rateo di discesa per quanto possibile senza perdere il controllo. Se toccate troppo veloci, potete rimbalzare e andare sotto. Se mai fosse disponibile ancora un filo di potenza, utilizzatelo per appiattire la traiettoria di discesa e portate al minimo la velocità di avanzamento al momento dell'impatto.

Probabilmente la parte più difficile della manovra sta nello stimare l'altezza sull'acqua. Ci si può avvicinare, ma non si potrà mai sapere con esattezza quando si toccherà la superficie. Per questa ragione è desiderabile avere un rateo di discesa nell'ordine degli 0.5 - 1 m/sec.

Al momento del contatto, mantenete un assetto cabrato tra i 10 ed i 12 gradi.

Non vi sarà nulla di leggiadro nel vostro "atterraggio in acqua". Una volta che l'aereo impatta la superficie, non si ha più possibilità di controllare quel che accadrà dopo. Se siete stati fortunati, l'aereo non si rovescierà e nessuno a bordo subirà lesioni incapacitanti. In alternativa, l'aereo può essere colpito da un'onda ed affondare immediatamente.

D'ogni modo, a questo punto non è il caso di preoccuparsi più di tanto di come le cose evolveranno. L'unica cosa da fare è cercare di uscire dall'aeroplano. Questo può sembrare facile, ma è la fase più critica dell'intera procedura.

 

Controllare il caos

Nei momenti successivi all'impatto, c'è veramente molto da fare. Primo, bisogna aprire le porte. Quindi bisogna afferrare la zattera e tirare fuori se stessi ed i passeggeri dall'aeroplano. Se le porte sono bloccate, bisogna sfondare i finestrini prima che l'aereo affondi. Una volta fuori, bisogna controllare che tutti abbiano gonfiato il giubbotto. Bisogna cercare di radunare tutta l'attrezzatura di sopravvivenza e segnalazione.

Questo è già abbastanza difficile quando l'aereo è livellato. Se si è capovolto, può risultare quasi impossibile a causa del disorientamento. Questa è la ragione per cui i piloti della Marina vengono sottoposti a sedute di allenamento in quel che viene familiarmente chiamato il "Sommergibile Dilbert", che è un congegno a forma di cabina chiusa che spara il pilota in addestramento in una piscina e poi lo rigira sotto-sopra. Alcuni sommozzatori aspettano sott'acqua per aiutare i piloti che cadono in un tale stato di confusione che non riescono a ritrovare la strada verso la superficie. Lo scopo è quello di abituare il pilota allo shock ed al disorientamento di finire di colpo sott'acqua in un assetto inusuale, in modo che sia in grado di tirarsi fuori, se mai la cosa gli succedesse nella realtà. Questo è quanto più si avvicina ad un vero simulatore di ammaraggio.

Generalmente non si dispone di questo marchingegno, pertanto ciò che di meglio si può fare, a parte iscriversi ad un corso di sopravvivenza in acqua, è cercare di visualizzare in anticipo quale sarà il nostro piano d'azione. Pensateci e quindi ripetetelo ad alta voce. Questo aiuterà a fissare il piano nella vostra mente, rassicurare i passeggeri e minimizzare il panico.

Se tutto va bene, sarete girati dalla parte giusta, galleggiando per alcuni minuti preziosi. In situazioni come queste, uscita, gonfiaggio e successivo passaggio sulla zattera è la sequenza meno rischiosa. Ma se l'aeroplano si capovolge oppure andate ad infilarvi in un'onda, allora siete "al buio" e dovrete venirne fuori con quella che i canoisti chiamano "un'uscita bagnata". Sopravvivere ad una situazione come questa è già meno verosimile, specie se in mare aperto e freddo. Un buon modo di mantenere l'orientamento in una cabina sommersa e capovolta è afferrare un oggetto di riferimento, come ad esempio un bracciolo, e tenendo ferma la presa, cercare la porta ed aprirla. Se si perde la presa, si rischia il disorientamento e si può perdere la coscienza della propria posizione, specie se si è slacciati dal proprio sedile e si sguazza in giro per la cabina.

Molti ritengono che portarsi dietro una mini-bombola d'aria ("Spare Air"), tipo quelle dei sub, possa salvare la vita se si è bloccati sott'acqua e si cerca di raggiungere la superficie. Con la bomboletta si può respirare per alcuni minuti critici mentre si cerca di capire dove si è e da che parte è "l'alto".

Per inciso, non pensate di avercela fatta solo perché tutti sono fuori e la zattera è gonfiata. Bisogna assicurare la zattera, altrimenti se ne andrà via più veloce di quanto si possa nuotare. I produttori di zattere consigliano di ormeggiarla ad una parte dell'aeroplano. Ma questo consiglio è valido principalmente per gli aerei di linea, che hanno specifici punti di ormeggio sulle ali e sulle porte. Gli aerei dell'aviazione generale non posseggono questi "extra", pertanto bisognerà legare la cima ad un montante o ad un altro punto idoneo della fusoliera, se è ancora a galla. Se non lo è più, bisognerà gonfiare la zattera e trattenere la cima noi stessi. Si gonfia la zattera strattonando la cima, che può essere lunga anche più di sei metri. Cosa succede se si lega la cima all'aereo e poi questo affonda? Ad un certo punto la cima si lacererà e la zattera tornerà a galla.

Un altro compito è salire tutti sulla zattera. Con mare calmo, acqua calda ed in assenza di lesioni, di solito non c'è problema. Ma se prevalgono le condizioni opposte, la salita sulla zattera diventerà un momento chiave. Alcune zattere sono auto-bilancianti ed hanno delle scalette integrate, per facilitare la salita. Senza queste caratteristiche è molto difficile che riusciate ad issarvi sui bordi della zattera senza farla capovolgere. Chiunque si occupi della realizzazione di questi articoli, dovrebbe impegnarsi su un modello con cassoni di bilanciamento, scalette ed un bordo alto, ossia l'altezza del parapetto dalla superficie dell'acqua. Una zattera simile può costare anche più di L. 5.000.000. Ancor di più se si desiderano comodità come una copertura, razioni di emergenza ed un sistema per la produzione di acqua potabile. Qualsiasi zattera che costi meno di così assomiglierà piuttosto ad una piscina gonfiabile per bambini, con un solo beccuccio di gonfiaggio ed il fondo costituito da un unico strato.

 

Epilogo

Tutto quanto si è detto può a ragione sembrare assolutamente spaventoso, ma le statistiche mostrano invece quanto la maggioranza degli ammaraggi vada a buon fine. In un'indagine, l'88 per cento degli ammaraggi risulta aver avuto sopravvissuti, in un altra si arriva addirittura al 92 per cento. In una recente revisione della NTSB riferita al periodo dal 1983 - 1999 mostra che vi sono stati 143 ammaraggi e che solo 20 di questi ha causato delle vittime. La maggioranza di questi ultimi è avvenuta in pieno oceano e clima freddo.

Si sentono in giro molte voci ed aneddoti a proposito degli ammaraggi. La maggioranza di questi comporta d'ogni modo esiti abbastanza dominabili. Il più delle volte l'aereo si mette solo con il muso sott'acqua, galleggia abbastanza a lungo da fare scendere tutti i passeggeri ed i soccorsi arrivano sul posto entro breve tempo. Avrete magari saputo di quel pilota che se ne stette semplicemente seduto sull'ala del suo aereo per una mezz'oretta senza neanche bagnarsi. Queste storie sono parecchio confortanti.

Ma non lasciatevi cullare troppo dalle statistiche. Molti aerei che sorvolavano delle acque sono scomparsi senza lasciare traccia. Altri aerei sono rimbalzati e poi sprofondati tra i flutti, senza essere mai più rivisti. In un recente ammaraggio avvenuto a nord-est di Maui, nelle Hawaii, il pilota di un Cessa P210 comunicò per radio che stava perdendo pressione d'olio, pertanto stava cercando di ammarare. Nella zona c'era una imbarcazione della Guardia Costiera ed un ufficiale ha riferito di aver visto l'aereo rimbalzare su di un'onda, colpirne un'altra, quindi affondare il muso. Sebbene l'aereo sia rimasto a galla per circa 45 minuti, le porte non si sono mai aperte ed il pilota non è uscito. E' tuttora in corso un'approfondita indagine sul fatto.

Pertanto non prendete mai un ammaraggio alla leggera. Le sue chiavi basilari, anche se in modo semplificato, sono state dianzi delineate. Maggiori informazioni sono disponibili sull'Aeronautical Information Manual ed altre pubblicazioni del Governo degli Stati Uniti. Frequentare seminari di sopravvivenza in acqua, prepararsi con un'attitudine mentale positiva e portarsi appresso l'equipaggiamento necessario rimane la migliore - ed unica - via di prepararsi per quella remota possibilità di dovervi cimentare un giorno in un "atterraggio sull'acqua". Oppure ... compratevi un idrovolante!