Aviazione Leggera On Line   Il grande sito dell'aviazione sportiva italiana


La Smagnetizzazione della cellula

Oggi parliamo della smagnetizzazione intesa come processo finalizzato a metterci nelle migliori condizioni per ridurre al minimo le deviazioni indotte nelle bussole magnetiche installate a bordo dei nostri mezzi.

E' pur vero che le nostre bussole hanno incorporato nel loro supporto un sistema di magnetini compensatori orientabili atti a ridurre e mediare, se non ad eliminare, i campi magnetici perturbanti presenti nelle loro vicinanze, ma é ancor più vero che se tali perturbazioni vengono preventivamente ridotte o eliminate all'origine, sarà molto più facile ottenere una soddisfacente compensazione della bussola.

In altre parole, le corrette indicazioni della bussola saranno ottenibili con una minore (se non nulla) deviazione dei magnetini di compensazione dalla loro posizione neutra, a tutto vantaggio della precisione delle letture ottenibili, lungo tutti gli orientamenti.

E' questo un metodo di procedere generale per ottenere esattezza di funzionamento in un sistema complesso: eliminare le perturbazioni elementari (più facilmente individuabili ed eliminabili), piuttosto che (o prima di) eliminare gli effetti complessi delle medesime (cosa molto più ardua).

Indicherò il modo di procurarsi e di alimentare correttamente quello che diventerà il nostro smagnetizzatore, indi passerò ad illustrarne l'uso.

La descrizione sarà piuttosto meticolosa, con l'intento di essere sufficiente a mettere in grado anche persone senza specifica preparazione di giovarsene efficacemente.

I puristi ed i teorici dovranno perdonarmi non solo la terminologia impiegata ma anche la descrizione di metodologie forse generalmente non troppo ortodosse. Invoco questa loro indulgenza con l'unico (e modesto!) conforto che... la cosa funziona davvero egregiamente.

Materiale


Dovete procurarvi il solenoide di una elettrovalvola a bassa pressione da un paio di pollici, costruito per funzionamento continuativo a 220 V.c.a. Potete provare a reperirlo presso qualche ditta di manutenzione di impianti di condizionamento industriali.

Dimensionalmente si tratta di una bobina con foro interno di circa 30 mm., del diametro esterno di circa 60~70 mm. e della lunghezza di circa 70~80 mm. Il peso é intorno a 1 Kg.

In alternativa può essere impiegato anche un solenoide di un grosso contattore (interruttore elettromagnetico o telesalvamotore) di equivalenti caratteristiche elettriche e dimensionali, anche se in questo caso il foro e l'esterno sono invece rettangolari. Potete provare a reperirlo da qualche impiantista elettrico industriale.

Vi serve anche un trasformatore a doppio avvolgimento (cioé NON autotrasformatore!) da 200~300 W. con ingressi e uscite multiple (125, 140, 160, 220, 270, 380V o giù di li, da ambo i lati), che potete trovare da un qualsiasi negozio di forniture elettriche ben fornito, ad un prezzo accettabile.

Procuratevi anche 5 mt. di cavo elettrico ritorto flessibile bipolare della sezione di almeno 2 x 0.5 mm.. In alternativa della robusta piattina (se se ne trova ancora!!!) che provvederete voi a ritorcere ad almeno un giro ogni 4~5 cm.

Vi servirà anche, se non ne disponete già, una bussoletta a mano da quattro soldi, che potrete reperire dal tabaccaio o in cartoleria (quelle vendute dagli ottici sono assolutamente sprecate, nel nostro caso).

Preparazione

AVVERTENZA: tenere sempre presente che si opera con tensioni e correnti potenzialmente pericolose per l'organismo umano in caso di contatto accidentale con elementi non elettricamente isolati, per cui vanno adottate tutte le opportune usuali precauzioni del caso di quando si ha a che fare con elementi sottoposti alla tensione di rete.

Collegare i due capi di una estremità del cavo ritorto ai due terminali del solenoide. Indi, dopo aver fatto girare un paio di volte il cavo intorno al solenoide (per evitare sollecitazioni meccaniche ai collegamenti), proteggere il tutto con diversi giri di un buon nastro isolante, includendo le estremità ma lasciando libero il foro interno, in modo da eliminare qualsiasi possibilità di contatto esterno con l'avvolgimento interno costituente il solenoide.

Collegare l'altro capo del cavo ritorto all'uscita della tensione PIU' BASSA (110 o 125V.) di uno dei due lati del trasformatore.

Preparate una prolunga per collegare l'entrata per la tensione PIU' ALTA (260 o 380V.) dell'altro lato del trasformatore ad una presa di rete sotto interruttore e dotata a monte di una qualche protezione contro i sovraccarichi e contro le dispersioni a terra (salvavita).

Posizionate a terra il solenoide in luogo distante almeno un paio di metri da qualsiasi struttura "magneticamente" delicata (per i meno vispetti = p.e. la cellula del vostro mezzo o la vs. cassetta dei ferri).

Date tensione al sistema infilando la spina della prolunga nella presa di rete protetta e chiudendo il relativo interruttore.

Avvicinate quindi (senza introdurlo) un grosso cacciavite ad una estremità del foro interno del solenoide. Se tutto funziona correttamente dovrete rilevare una vibrazione indotta ben percepibile anche dal manico del cacciavite che avete in mano. Continuando ad introdurre lentamente il cacciavite nel foro del solenoide, questo vi verrà "tirato dentro" con una certa forza, fino ad arrivare a circa 3/4 della profondità totale del foro. (Estraete ora il vostro cacciavite muovendolo LENTAMENTE ed allontanandolo sempre lentamente di almeno 1 metro dal solenoide, prima di togliere corrente al dispositivo).

Qualora tali fenomeni non si verificassero affatto, togliete corrente, scollegate il trasformatore dal cavo ritorto e controllate con un ohmmetro la continuità della prolunga, dei due avvolgimenti del trasformatore, del cavo ritorto e del solenoide, poiché sicuramente c'è una interruzione da qualche parte.

Se invece tali fenomeni si verificassero in misura appena percettibile, potete provare a collegare il cavo ritorto proveniente dal solenoide ad una uscita del trasformatore con tensione un po' superiore (p.e. 140~160V), andando per tentativi successivi, ma comunque senza superare MAI una tensione corrispondente a 3/4 della tensione utilizzata al lato entrata del trasformatore (quello collegato alla rete).

La tensione di alimentazione risulta empiricamente corretta (e generalmente sufficiente alla bisogna) quando, dopo 5 minuti di stato sotto tensione, il solenoide comincia a risultare tiepido al tatto. Qualora l'aumento di temperatura dovesse risultare sensibilmente più consistente, sarà opportuno calare ulteriormente la tensione di alimentazione.

Altro metodo equivalente é quello di misurare l'assorbimento alla rete con una pinza amperometrica o tramite interposizione di un amperometro c.a.: per solenoidi delle dimensioni prima descritte, l'assorbimento deve aggirarsi sui 0,5 A. (ovviamente misurato all'entrata di rete @ 220V.).

Uso

Prendete un bel po' di pazienza e la vostra bussoletta a mano e salite sul vostro mezzo.

Cominciate a passare la vostra bussoletta ad una distanza corrispondente al suo diamentro (2~3 cm) lungo TUTTE le strutture ferromagnetiche che si trovano comprese nel raggio di almeno 1 metro dalla vostra bussola di bordo.

Come strutture va inteso tutto ciò che é o può essere "magneticamente rilevante", e cioé: tralicci della cellula, castello motore, ogni genere di viti e bulloni (strutturali, dei rivestimenti, del cruscotto, degli strumenti), comandi di volo e del motore etc. Insomma, in pratica, tutto ciò che é composto in qualche modo di ferro e che sia accessibile.

Rilevate attentamente, ed annotate per iscritto) ogni reazione anomala dell'ago della bussoletta al suo passaggio in vicinanza dei vari elementi esaminati.

Eventualmente, prima di tale esame, levate ogni genere di rivestimento "MAGNETICAMENTE IRRILEVANTE" (tipo rivestimenti in sky, cuscini in gomma e tela, pannelli di plastica e simili) che possa limitare l'accesso alle parti metalliche da esaminare, avendo però l'avvertenza di rimettere in posizione le relative viti o bulloni di fissaggio, onde non vengano escluse dall'ispezione.

Tale esame, fatto con cura, richiede normalmente almeno una mezzoretta.

Occorre procedere con un po' di buon senso: non é in caso di considerare "anomala" la reazione dell'ago della bussoletta a mano passata nelle vicinanze... dei magnetini di compensazione della bussola di bordo! Nè quando la si passa in vicinanza di un motorino a magneti permanenti fermo e magneticamente poco schermato (alcuni strumenti giroscopici elettrici economici).

A questo punto, possibilmente, rimuovete temporaneamente la bussola di bordo dalla sua installazione e mettetela da parte altrove.

Prendete ora il solenoide e posizionatelo a terra lontano un paio di metri da tutto il resto ed alimentatelo.

Prendete in mano il solenoide da uno dei suoi estremi e, muovendolo sempre molto lentamente, avvicinatene l'estremità libera alla distanza di circa un centimentro ai vari elementi della cellula che avete rilevato essere origine di perturbazioni.

La natura del corretto movimento da fare per ottenere la completa smagnetizzazione dipende dalla forma dell'elemento medesimo.

Nel caso di una vite del cruscotto o delle cofanature, sarà sufficiente avvicinare ed allontanare il solenoide dalla sua testa un paio di volte, variando la distanza da non più di 1 centimetro a almeno una volta la lunghezza totale del solenoide e curando che durante tali movimenti non si ecceda la velocità di 4~5 cm al secondo.

Nel caso, invece, di un elemento sviluppato in lunghezza (traliccio cellula, leve comandi, bulloni etc) occorrerà avvicinare con le stesse modalità di cui sopra il solenoide ad una delle estremità, indi farlo scorrere (lentamente!) alla minima distanza lungo tutto l'elemento, nei due sensi e per almeno un paio di volte; poi allontanarsene (sempre lentamente!) passando ad operare sull'elemento successivo.

Terminato di operare sulla cellula, allontanare (lentamente!) dal mezzo il solenoide (lasciato sempre sotto tensione) e provvedere a smagnetizzare con il medesimo sistema tutti i ferri della prpria attrezzatura, che sono l'origine più frequente delle magnetizzazioni spurie.

Al termine, riappoggiare il solenoide a terra lontano un paio di metri da tutto il resto e solo allora togliete corrente al dispositivo.

A questo punto sarebbe anche opportuna una verifica di controllo con la bussolina a mano, per vedere se abbiamo eliminato proprio tutto (nel caso ripetere dove necessario).

Rimontate la bussola di bordo (e le tappezzerie eventualmente rimosse).

Avrete così posto il vostro mezzo nelle migliori condizioni per effettuare con successo la procedura di compensazione detta dei "giri bussola", per effettuare la quale ricordatevi di partire settando in posizione "neutra" i magnetini di compensazione di entrambi gli assi.

Buon divertimento!

Adriano