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Anche per i più fanatici appassionati del volo, risulta difficile affermare che l'aria sia l'elemento naturale per l'uomo, sebbene taluni piloti affermino di sentirsi maggiormente a proprio agio durante un looping che nell'aspettare un autobus. La maggior parte di noi trova difficoltà nel fare più di una cosa alla volta, anche se si tratta di azioni semplici, che non richiedono particolari capacità di giudizio. Con la pratica, persone di media abilità imparano a controllare il volante con una mano, mentre con l'altra cambiano marcia in modo coordinato con la frizione, che è premuta con un piede, mentre l'altro pigia sull'acceleratore (ma sempre pronto a spostarsi sul freno).
Se ci si pensa, queste sono azioni molto complesse, ancor di più considerando che, mentre si cambia marcia a seconda del regime del motore e della velocità, bisogna anche seguire la strada, star attenti ai semafori ed agli altri veicoli. Ovviamente tutto questo avviene in un ambiente familiare e, nel subconscio, c'è sempre la tranquillizzante certezza di essere fermamente (ed in modo relativamente sicuro) a contatto col suolo.
Trasportate quanto or ora descritto nelle manovre di un aeroplano leggero in procinto di atterrare ed immaginate le variabili da considerare:
1) Non c'è la carreggiata, che è sostituta da un sentiero immaginario;
2) Non c'è alcuna tranquillizzante certezza di essere a contatto col suolo;
3) Le condizioni possono talvolta essere completamente diverse da quelle incontrate l'ultima volta che si è eseguita questa manovra: allora c'era un vento teso, oggi c'è calma piatta e la pista sembra avvicinarsi molto più velocemente;
4) Non ci sono punti di riferimento esterni (case, alberi), pertanto fino a quando l'aereo non è a pochi metri dal suolo non c'è altro modo di valutare la velocità che l'osservare l'anemometro;
5) In una giornata calda la turbolenza farà oscillare l'aeroplano, ostacolando la discesa sul sentiero alla velocità corretta, rendendo necessarie continue correzioni per mantenere le ali livellate e l'allineamento con la pista;
6) Su campi molto frequentati, specie quelli dove si svolge attività didattica, è necessario prestare sempre attenzione a che altri aerei non si inseriscano proditoriamente sulla nostra traiettoria;
7) Talora, le fitte comunicazioni radio possono distrarre l'attenzione, così come disturbare le indicazioni dell'istruttore;
8) Per un neofita dell'aviazione c'è inoltre l'apprensione che ogni sobbalzo possa portare alla precoce fine della sua carriera di pilota, facendolo cadere come una pietra assieme al suo aereo;
9) Ma oltre a tutto ciò, ovvero l'avventurarsi giù per una strada a tre dimensioni, evitando gli altri, correggendo gli scrolloni e selezionando quanto ci interessa dal continuo gracchiare della radio, ci sono anche altre procedure importanti da eseguire e controllare.
Si dice sovente che un buon atterraggio deve essere preceduto da un buon finale. Questo è assolutamente vero, ma è riduttivo pensare che un atterraggio pennellato, una delle migliori soddisfazioni dell'aviatore, ponga le sue radici solo nella fase in cui iniziate ad indirizzare il muso della vostra meraviglia volante in direzione della pista. Questo perché sarà ben difficile impostare un buon finale se si è sbagliato il braccio di base e la base risulterà spostata o troppo corta se il sottovento non è stato eseguito correttamente. Nella conduzione di un circuito, o nell'inserimento dall'esterno ci sono un modo corretto ed uno sbagliato di condurre l'aeroplano.